lunedì 18 novembre 2013

Sant'Antonio Abate, Milano


Chiesa di Sant'Antonio Abate, via Sant'Antonio, Milano. Assolutamente in centro, a breve distanza dal Duomo e ad ancora meno dall'Università Statale, che si trova nella via parallela, a meno di un minuto a piedi, avendo persino una sede distaccata nell'edificio adiacente. Il complesso venne costruito nel XIII secolo ad opera dei frati Antoniani francesi di Vienne, che ivi provvedevano alla cura dell'ergotismo, coi metodi del periodo. I frati si dedicavano inoltre all'allevamento dei maiali, che pascolavano liberamente nei dintorni, tanto che i Visconti dovettero vietare esplicitamente l'uccisione di questi loro animali da parte della popolazione. L'attività degli Antoniani subì la prima restrizione con la creazione dell'Ospedale Maggiore Ca' Granda, che iniziò ad occuparsi di tutta l'attività medica cittadina, mentre le restanti attività cessarono nel 1577, quando il complesso di Sant'Antonio Abate venne affidato all'ordine dei Teatini. I Teatini vennero scelti da San Carlo Borromeo, poiché considerati più in linea con il suo intento riformatore. Nel 1582 iniziarono i lavori con cui cambiò quasi totalmente l'immagine del complesso, infatti venne realizzato un nuovo progetto, di Dionigi Campazzo, lasciando dell'antica chiesa i due chiostri (uno accessibile dall'entrata dell'università) e il campanile (quest'ultimo tra i migliori esempi di opera lombarda in terracotta del periodo). La facciata attuale è invece un'opera ancora più tarda, realizzata nel 1832, in stile neoclassico. L'interno della chiesa è molto ricco e affascinante, con una grande varietà di affreschi, dipinti, marmi e dorature. Tra i diversi autori troviamo Procaccini, Morazzone e Moncalvo. L'unica navata centrale ha ai suoi fianchi sei cappelle, tre per lato. Particolarmente impressionanti, appena si entra, sono i vivaci affreschi che abbelliscono il soffitto, rappresentazione della via crucis. Sulla parete da cui si entra, proprio sopra l'entrata, è posto l'organo a canne.

domenica 17 novembre 2013

Cappella di Sant'Aquilino, Milano


Cappella di Sant'Aquilino, Milano. Dalla già interessante basilica di San Lorenzo Maggiore, lungo corso di Porta Ticinese, dove si trovano le celebri Colonne di San Lorenzo, si accede alla Cappella di Sant'Aquilino. Dopo essere entrati, andando verso destra si nota dopo poco un cancelletto; pagando 1-2€ si ha modo di accedere all'interno della Cappella di Sant'Aquilino. Questo luogo, prima dedicato a San Genesio, risale al V secolo, ed è un ottimo esempio di edificio paleocristiano ancora intatto. Purtroppo si sono perse nel tempo quasi tutte le ricche decorazioni che ornavano le pareti, ma di queste fortunatamente si sono salvati alcuni mosaici e alcuni affreschi romani, per quanto logori. Ricorre nei mosaici l'elemento dorato, di ispirazione tipicamente bizantina, soprattutto nel più celebre Cristo con gli Apostoli. In un altro mosaico si trova quella che è molto probabilmente una preesistente rappresentazione del Sol Invictus, spesso identificato successivamente con la figura cristiana di Gesù. Tra gli altri elementi presenti nella struttura figura anche un sarcofago in marmo bianco, indicato in genere come appartenente a Galla Placidia, nobilissima figlia dell'imperatore Teodosio. In fondo alla Cappella si trova inoltre l'Urna di Sant'Aquilino, ma la sorpresa si rivela quando da una scaletta retrostante l'Urna si scende fino alle fondamenta paleocristiane della Cappella, dove si può vedere direttamente l'entità della struttura portante dell'edificio.

mercoledì 13 novembre 2013

Statua della Libertà del Duomo di Milano


La statua della libertà del Duomo di Milano. Nella gran quantità di statue ed immagini di cui è ricco il Duomo di Milano si trova anche questa caratteristica statua. E' posizionata a sinistra del balcone sopra il portone centrale. Il suo nome originale è "La legge nuova", è stata realizzata da Camillo Pacetti e risale al 1810, ben 70 anni prima dell'inizio della costruzione della Statua della Libertà di New York. La somiglianza tra le due statue è a dir poco evidente, in particolar modo per la posizione del corpo, con il braccio destro alzato, e per la corona in testa. E' molto probabilmente uno dei modelli ispiratori della Statua della Libertà.

martedì 12 novembre 2013

Monumento alle Cinque Giornate, Milano


Monumento alle Cinque Giornate, piazza Cinque Giornate, Milano. Questo monumento, iniziato nel 1881 e inaugurato nel 1895, è la grande opera di Giuseppe Grandi, creato per celebrare un fondamentale momento della storia milanese: le cinque giornate, che dal 18 al 22 marzo del 1848 videro i cittadini milanesi combattere contro il dominio austriaco, liberando la città. Per rappresentare le cinque giornate Grandi opta per un'allegoria di cinque donne, una per giornata, disposte intorno alla base da cui parte un elevato obelisco, insieme ad un leone e un'aquila. La figura più in basso è quella del leone, simbolo del popolo che si solleva contro la tirannia. La prima giornata è rappresentata da una donna che batte l'allarme su una campana, dando inizio alla rivolta. La seconda giornata è una donna che si copre il volto con le mani, mentre piange disperata per le stragi subite dalla popolazione nel secondo giorno di insurrezione. La terza allegoria è il capolavoro di forza ed energia, una donna più grande delle altre che con furia rappresenta l'orgogliosa riscossa popolare. La quarta e la quinta giornata sono vicine, avvolte insieme da una bandiera, la prima mostra il sentimento di speranza per la vittoria, mentre l'altra con energia suona la tromba, celebrando l'imminente vittoria. L'ultima figura che appare è quella dell'Aquila, simbolo di forza e libertà, che con le ali spiegate si alza in volo. Secondo le narrazioni dell'epoca, pare che, per rappresentare al meglio i due animali, Grandi abbia fatto pervenire un aquila dall'Ungheria ed un leone, con relativo domatore, dall'Austria, stuzzicando costantemente il leone per ottenere al meglio l'effetto di ferocia desiderato.

Archi medievali di Porta Nuova, Milano


Archi medievali di Porta Nuova, Milano. Al termine della ricca e centrale via Manzoni, si trova l'antica Porta Nuova, risalente al periodo medievale; costruita nel XII secolo, la porta era parte integrante della cerchia muraria cittadina. Spesso ignorata nella sua importante valenza storica, la porta ha sul lato rivolto a via Manzoni delle lapidi risalenti all'età romana, poste lì con la sua costruzione. Sull'altro lato, rivolto verso piazza Cavour, si trova invece un tabernacolo marmoreo, che rappresenta la figura di Maria Vergine, con il bambino Gesù ed altri Santi. La porta a doppia fornice è affiancata da due torri; il complesso è stato più volte modificato durante Ottocento e Novecento, a seconda delle variabili esigenze urbanistiche, pur riuscendo a mantenere i propri elementi caratteristici.

Tettoia della Stazione Centrale di Milano


Tettoia della Stazione Centrale di Milano. Spesso risulta più facile accorgersi della bellezza delle cose minute, piuttosto che della magnificenza di grandi opere presso cui passiamo frequentemente. E' questo il caso della Stazione Centrale di Milano, a partire dalla gigantesca tettoia in ferro e vetro presente nella parte superiore, al livello dei binari. Arrivando nella città è la prima grande struttura che accoglie i viaggiatori; progettata dall'ingegnere Alberto Fava, è la più grande mai realizzata in Italia, con un'ampiezza di 172 metri ed un peso complessivo di quasi 10mila tonnellate. Conoscendo questi impressionanti dati, si riesce a cogliere un po' di più l'imponenza di questo monumento, un vero e proprio capolavoro dell'ingegneria. Il perfetto simbolo per la grande Milano industriale.

lunedì 11 novembre 2013

Palazzina Liberty, Milano



Palazzina Liberty, Parco Formentano, Milano. All'interno del piacevole parco Vittorio Formentano si trova questo edificio nell'omonimo stile. Progettata nel 1908, la palazzina è stata parte integrante del mercato ortofrutticolo che si teneva intorno, facendo da luogo prediletto per le contrattazioni, fino al 1965, grazie al caffè-ristorante presente al suo interno. Dopo il trasferimento del mercato l'edificio ha vissuto un periodo di abbandono, finché negli anni settanta viene riutilizzato da Dario Fo e Franca Rame, che ne fecero la sede della propria compagnia teatrale. Successivamente il comune, a partire dagli anni '80, si decide a destinare l'edificio definitivamente ad attività ricreative e culturali, perciò dà inizio ad una riqualificazione con annesso restauro, grazie a cui possiamo ora ammirare ed apprezzare il bellissimo aspetto. Dagli anni '90 è divenuto sede di attività musicali e poetiche, tanto da essere ora sede della Civica Orchestra di fiati del Comune di Milano e della Casa della Poesia.

Palazzo Mezzanotte, Milano



Palazzo Mezzanotte, piazza degli Affari, Milano. Il celebre palazzo della borsa italiana, opera dell'architetto Paolo Mezzanotte, venne inaugurato nel 1932. Durante i lavori di costruzione furono ritrovati i resti del teatro romano, che vennero sistemati adeguatamente nei sotterranei, in modo da preservarli e metterli a disposizione del pubblico. La grande sala delle grida all'interno è ora utilizzata come sala convegni, essendosi informatizzati gli scambi. L'edificio, con relativa piazza, è facilmente e rapidamente raggiungibile dal Duomo e dall'ancor più vicina fermata della metro di Cordusio. Tra interno ed esterno offre una notevole quantità di rifiniture e dettagli allegorici. La facciata, alta 36 metri, in travertino è scandita da quattro semicolonne e due lesene più esterne, ornate alla base e in cima da diversi gruppi allegorici. Particolarmente ricorrenti sono l'acqua, i fiori, gli ortaggi, la frutta e i pesci, poiché considerati come fonti primarie della ricchezza economica.

domenica 10 novembre 2013

Teatro dei Filodrammatici, Milano



Teatro dei Filodrammatici, Piazza Paolo Ferrari, Milano. Costruito tra 1798 e 1800 dall'architetto Luigi Canonica, il teatro subirà diverse modifiche posteriori che porteranno infine all'attuale risultato. Immediatamente dietro il celeberrimo Teatro alla Scala, sorge al posto di una chiesa sconsacrata. L'edificio sarà il luogo dove lavorerà l'Accademia dei Filodrammatici e la sua scuola d'arte drammatica. Davanti al suo pubblico, per cui erano disponibili circa mille posti, si esibì forse Ugo Foscolo e, quando gli Austriaci nel 1814 vi introdussero anche la rappresentazione musicale, salirono sul palcoscenico persino Eleonora Duse e Sarah Bernhardt. La facciata è una vera e propria perla, con un elaborato e curatissimo stile liberty. L'interno è molto moderno, grazie ai rifacimenti post-bellici, e dotato di importanti attrezzature utili per ogni tipo di spettacolo.

Cinema Dumont, Milano



Ex cinema Dumont, Via Frisi, Milano. A due passi da Porta Venezia e Corso Buenos Aires, si trova questo ex cinema. Costruito a inizio Novecento, tra il 1908 e il 1910, è stato tra i primi edifici costruiti per essere un cinema. Lo stile liberty arricchisce i dettagli della facciata, mentre l'interno è ora utilizzato come sede della Biblioteca Venezia, la biblioteca di zona. Dal 1932 smise di essere un cinema e l'edificio venne riutilizzato prima come autosalone e poi come garage.

Nonostante il cinema avesse avuto inizialmente una buona fama, gli ultimi anni la videro sfumare, come testimoniato dal racconto su quest'ultimo periodo contenuto nel libro "I cinematografi di Milano", di Alberto Lorenzi, edito da Mursia nel 1970: "Al Dumont entravan giovinotti poverissimi, dal naturale, oltre a tutto, incredibilmente facinoroso, "lokk" veri e propri, dalle intenzioni prave: ciampicavano apposta all'entrata, facendo rimbombar tutta la sala, correvano sul pavimento di legno sollevando rumore di tuono, sbatacchioni di prima forza coi sedili ribaltabili, pronti all'entusiasmo più fragoroso durante certe disgraziatamente movimentate sequenze di film, e alla scena del bacio a fare salacissimi commenti, a sbeffeggiar gli amorosi con imitazioni di miagolii di gatti, con voci nasine. C'era da giurare che andassero al Dumont soltanto per il gusto di provocare un fracasso d'inferno, diavoli scatenati com'erano. Si avvertiva l'odore di zolfo dei loro fiammiferi di legno mentre accendevano sigarette popolari il cui fumo poi s'avvolgeva nel fascio di luce della macchina di proiezione, chè i "lokk", difatti, disubbidivano regolarmente all'ammonizione, illuminata in rosso nella penombra: "Vietato fumare", che si alternava al Dumont con quest'altra: "Vietato sputare".

Fra l'altro intendevan  prima rifocillarsi, tenersi in forma con cibi nutrienti (ad esempio carrube): e vitamine.

Si recavano al cinema portando provviste: eran divoratori voraci di "straccadent", detti altrimenti "staccaganass" (dolci durissimi), avevan le tasche gonfie di arance. S'udiva a un tratto un gradevolissimo profumo d'arancia: subito dopo una buccia d'arancia vi arrivava in pieno viso, lanciata come distrattamente. Mentre si trovava posto procedendo a fatica tra una fila e l'altra di poltroncine, scricchiolavan sotto le scarpe gusci di noci e di caldarroste con un rumore di foglie secche su uno stretto sentieruolo di campagna.

Gli spettatori davanti raccoglievan accuratamente nelle palme della mano duri semi di carrube - o, nella stagione propizia, noccioli di ciliegie, - per poi lanciarli a grandine sulla nuca del pianista che stava eseguendo musiche romantiche come la "Serenata Toselli" o la "Prière d'une vierge".

Ad ogni rappresentazione un litigio era immancabile, una rissa con ben consenzienti vicini; scintillavan nella penombra sclerotiche d'occhiacci biechi, s'udivano assordanti parolacce e suon di man con elle, orrende voci perturbatrici si levavano a commento, lo spettacolo prendeva sempre spiacevoli pieghe, decisamente tendeva al rovinoso; interveniva la "maschera", scelta tra nerboruti tipi di ex boxeurs, ad afferrar, ricordando Maciste, per la collottola i litiganti, estrarli dalle dondolanti poltroncine e cacciarli fuori con maniere adeguate all'evento, e a quei ribaldi."

sabato 9 novembre 2013

Ago, Filo e Nodo, Milano



Ago, Filo e Nodo, piazzale Cadorna, Milano. Questa scultura, posta di fronte alla stazione di Cadorna, è opera dell'importante esponente della pop art Claes Oldenburg, insieme alla moglie Coosje van Bruggen. La scelta simbolica vuole essere una celebrazione dell'eccellenza milanese nel lavoro e in particolar modo nell'ambito della moda. L'opera è divisa in due parti, una prima più elevata che mostra un ago intrecciato al filo mentre si infila nel terreno, in un altro punto della piazza invece fuoriesce l'altra estremità, con il nodo. I riferimenti ovviamente non mancano, a partire dalla scelta dei colori rosso, verde e giallo, gli stessi della metropolitana cittadina, passando poi per il biscione, simbolo dei Visconti e della città, che richiama per forme e sinuosità. Nonostante il generale apprezzamento non sono mancate le critiche, la più celebre fu quella di Vittorio Sgarbi, mentre era assessore alla cultura di Milano, che propose di toglierla dalla piazza. Ormai è parte integrante della piazza e, sebbene non sia uno di quei monumenti che lasciano esterrefatti, dona un piacevole tocco di colore all'arredo dell'area, curato dall'architetto Gae Aulenti, e rimane un bel simbolo che loda un aspetto tanto importante dell'economia e della fama di Milano.

venerdì 8 novembre 2013

I Bagni Misteriosi, Milano



I Bagni Misteriosi, o Fontana Metafisica, museo del Novecento/parco Sempione, Milano. Una delle ultime opere di Giorgio De Chirico e soprattutto l'unica sua scultura. Ideata nel complesso da lui, mostra un'ampia piscina con le statue di un cigno, una palla, un trampolino, una cabina e due nuotatori, tutti all'interno della piscina, con l'aggiunta di un pesce, quest'ultimo da solo posato sul manto erboso circostante. De Chirico è autore dei due nuotatori, del cigno e del pesce. A causa del degrado a cui il complesso scultoreo è stato sottoposto negli anni, sia per le intemperie che per i vandali, si è reso necessario, nei primi anni duemila, un intervento di restauro e di preservazione. Quella ora visibile presso parco Sempione, davanti all'edificio della Triennale, è una copia, che preserva tuttavia proprio quell'interesse misterioso e simbolico. I piani di lettura dell'opera possono essere molteplici, così come non son pochi coloro che hanno provato a fornire una propria interpretazione, evidenziando come ogni dettaglio appaia come perfettamente studiato e calibrato all'interno di un sottile ed equilibrato complesso. La copia originale di quest'opera di De Chirico è attualmente all'interno del Museo del Novecento, in piazza del Duomo, anch'essa accessibile.

Ca' Brutta, Milano



Ca' Brutta, Via Moscova, Milano. L'edificio, del 1923, fu opera dell'architetto Giovanni Muzio che inaugurò così il ramo architettonico del movimento artistico noto come "Novecento", sviluppatosi negli anni '20 del secolo. La tendenza dominante nel movimento era la volontà di ritornare ad un senso di ordine e regolarità, ispirato nuovamente all'armonia classicista, in opposizione alle sperimentazioni futuriste e, più in generale, avanguardiste. Il Novecento architettonico di Muzio fu una particolare via con cui si distinse tanto dal già citato futurismo quanto anche dal liberty e dal nascente razionalismo, optò per la semplicità con un'apertura alle evoluzioni della modernità. La Ca' Brutta deve il suo nome alla reazione dei milanesi nel vederla, per cui non tardarono a ribattezzarla in tal modo. La facciata è divisa in tre fasce orizzontali, dal basso verso l'alto: una in travertino, una in cemento naturale e un'ultima data dall'unione di calce viva, marmi e stucco vicentino all'antica. Quel che un normale occhio può scambiare per un comune edificio, è invece simbolo di un'altra parte di storia, che ha trovato in Milano il suo fulcro artistico, fondamentale per comprendere ulteriormente l'articolata mentalità, nonché il gusto, di quegli anni.

Torre Velasca, Milano



Torre Velasca, piazza Velasca, Milano. Il palazzo simbolo dello sviluppo del dopoguerra milanese, terminato nel 1958, è da sempre al centro di continui dibattiti, trovando divisi sia i cittadini comuni che le maggiori personalità. Senza alcun dubbio innovativo con il suo stile ribattezzato neoliberty, così come la scelta della forma a "fungo", prima assoluta; liberamente ispirata alla Torre del Filarete del Castello Sforzesco.
Forse la descrizione più interessante è frutto di Vittorio Sgarbi: "Tende a non piacermi. È il paradigma della civiltà dell'orrore. Ma visto che è il primo di tanti aborti, tenderei a tenerlo. I milanesi la guardano come il figlio brutto a cui vogliono bene comunque".
Tra i sostenitori si annoverano personaggi di altrettanto spessore, a partire da Philipphe Daverio e Stefano Boeri. Dell'opposta opinione gli inglesi del The Daily Telegraph, tanto da inserirlo nella loro lista degli edifici più brutti al mondo.
Forse il senso di questo edificio va proprio colto al di là del suo aspetto, il cui gusto è più che mai soggettivo, ovvero nel suo essere simbolo di un così importante periodo della storia italiana, oltreché cittadina.
Divertente e consigliabile il film "Il vedovo", di Dino Risi, con un sempre eccezionale Alberto Sordi, ambientato in parte nell'abitazione del personaggio interpretato proprio da Sordi, sita nella Torre.

giovedì 7 novembre 2013

"L.O.V.E." o "Il Dito", Milano



"L.O.V.E." o "Il Dito", piazza degli affari, Milano. Sicuramente tra i più noti e dibattuti monumenti milanesi, posto esattamente di fronte al simbolo dell'economia cittadina: Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa di Milano. Inaugurato nel 2010, il monumento di Maurizio Cattelan porta come nome l'acronimo di Libertà, Odio, Vendetta, Eternità. L'imponente scultura in marmo di Carrara rappresenterebbe una mano tesa, in quel che avrebbe potuto apparire come un saluto fascista, le cui dita vengono però meno, mozzate nettamente, tranne il dito medio, rimasto teso. E' stato interpretato quasi univocamente come un beffardo gesto nei confronti del mondo finanziario, rappresentato dall'edificio antistante. Osservando più attentamente però si può notare come il dorso della mano sia rivolto verso l'esterno e non verso l'edificio, quasi come se la scultura fosse una naturale estensione del palazzo, che destina il gesto al resto del mondo circostante, subordinato alla volontà della finanza.

mercoledì 6 novembre 2013

Cripta della chiesa dell'Annunciata nell'Ospedale Maggiore, Milano



Cripta della chiesa dell'Annunciata nell'Ospedale Maggiore, via Francesco Sforza 32, Milano. Un altro pezzo di storia milanese, da poco tempo restituito alla libera e gratuita fruizione dei visitatori: la cripta dell'Ospedale Maggiore di Milano, ora sede dell'Università degli Studi di Milano. Nel 1473 con l'inizio dell'attività ospedaliera alla cripta vennero destinati i resti di numerosi milanesi, fino al 1695, quando vennero vietate le sepolture entro le mura cittadine; secondo le stime, di questi due secoli rimangono i resti di circa 500'000 milanesi, sotto il pavimento della cripta. Con le Cinque giornate di Milano, del 1848, i cittadini barricati all'interno delle mura riutilizzarono il luogo come sepolcro per i patrioti caduti durante i giorni quei giorni, i cui resti sono stati successivamente traslati. Le pareti e il soffitto, un tempo ricoperti di affreschi, hanno subito l'effetto del tempo, perdendo le loro decorazioni e buona parte della propria bellezza. Un corridoio è riservato ad una mostra di lapidi ed iscrizioni funerarie, dove si ha la possibilità di leggere le iscrizioni tipiche del periodo. Sulle pareti rimangono ancora impresse diverse frasi di celebri autori italiani, scelte per celebrare i defunti. E' possibile inoltre leggere il nome di diversi patrioti delle Cinque giornate, inscritti ad imperitura memoria. La cripta è accessibile anche dal cortile centrale dell'Università Statale.

martedì 5 novembre 2013

Orto botanico di Brera, Milano



Il palazzo di Brera, presso l'omonima via e nell'omonimo splendido quartiere, cela al suo interno la Pinacoteca, la Biblioteca Nazionale Braidense, l'Accademia di Belle Arti, l'osservatorio, l'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere e l'orto botanico.
Nel cuore della città si trova questa vera e propria oasi di pace. Fondato da Maria Teresa d'Austria nel 1774, l'Orto raccoglie al suo interno una vasta varietà di piante, che mostrano uno spettacolo affascinante e diverso per ogni periodo dell'anno. Restaurato da pochi anni, accompagna il proprio percorso botanico con svariate architetture storiche, a partire dalle vasche ellittiche e la serra settecentesche, fino alle aiuole in mattoni originali. Questo particolare orto ad ingresso gratuito si caratterizza per i suoi grandi alberi, dalle rigogliose fronde, che forniscono una piacevole ombra, l'ideale per rilassarsi. I tavoli e le panche disponibili permettono di fermarsi a riposare, leggere o studiare, godendo di questa profonda quiete cittadina.

lunedì 4 novembre 2013

Luigi Cagnola e le sue opere: Porta Ticinese e Arco della Pace, Milano



Luigi Cagnola, marchese e architetto milanese. La statua a sinistra ne celebra fama e talento, è situata insieme ad altre statue di illustri personaggi nel cortile di Brera. Tra le sue numerose opere rimangono ne rimangono in particolare due, ormai parte fondamentale della città di Milano: Porta Ticinese e l'Arco della Pace.
La nuova Porta Ticinese (l'omonima medievale è poco distante) venne ideata secondo lo stile neoclassico e iniziata nel 1802. Situata nell'attuale piazza XXIV maggio, era un tempo all'esterno delle mura spagnole cittadine, per imporre il pagamento del dazio a chi arrivava. Inaugurata nel 1815, per i milanesi prende il nome di Porta Cicca, dallo spagnolo chica.
L'Arco della Pace, nell'odierna Piazza Sempione, venne iniziato nel 1807, ma le vicissitudini che coinvolsero la città portarono all'interruzione del progetto, che riprese nel 1826, sotto il dominio austro-ungarico. L'arco venne completato nel 1838, cinque anni dopo la morte di Cagnola. A consacrarlo ancora più nella storia cittadina fu il trionfale ingresso di Vittorio Emanuele II e Napoleone III, dopo la vittoria di Magenta nel 1859. Nella ricchezza dell'opera si trovano 16 bassorilievi con scene celebrative, 4 statue allegoriche dei fiumi, 8 allegorie mitologiche, 4 dee alate della vittoria (Nike), 8 colonne in marmo, 8 capitelli corinzi e diverse chiavi di volta. Quando fecero terminare l'opera, gli Asburgo fecero ruotare la posizione dei cavalli che trainano il carro della pace di 180° per deridere la Francia, a cui così venne rivolto il fondoschiena degli animali.

domenica 3 novembre 2013

Casa 770, Milano



Casa 770, Milano, via C. Poerio 35. A 5 minuti a piedi da Porta Venezia si trova questa casa, particolare più per la storia che per l'architettura, tipicamente fiamminga. La sua storia è legata alle vicende della comunità ebraica, nello specifico ai Lubavitcher, tra le maggiori comunità ebraiche ortodosse. Nel 1940 un gruppo di Lubavitcher comprò una casa, in stile gotico al numero 770 di una via di New York, per il rabbino Yoseph Yitzchak Schneerson, che li aveva raggiunti per sfuggire ai nazisti. La casa venne ereditata dal genero, anche lui rabbino, che si distinse particolarmente tra i Lubavitcher tanto da far diventare l'abitazione un centro fondamentale della comunità. La devozione dei suoi seguaci li spinse a riprodurre la cosiddetta "casa 770" nel mondo, per questo si trovano altre undici case oltre all'origine, tra Canada, Brasile, Argentina, Australia, Stati Uniti, Palestina e Italia. Quella di Milano è l'unica riproduzione in Europa.

Teatro romano, Milano



Resti del teatro romano di Milano. Presso la camera di commercio di Milano, a Palazzo Turati, si trovano i resti del teatro romano della città, l'accesso è in via San Vittore al Teatro 14, a fianco a Piazza Affari. Il teatro risale all'impero di Augusto (tra 31 a.C. e 14 d.C.), venne utilizzato fino al IV secolo come teatro ludico, per poi essere scelto durante il medioevo come sede per le riunioni dell'Assemblea del Popolo. Federico Barbarossa lo distrusse nel 1162; secondo gli studiosi la struttura, senza il saccheggio, era tale da poter arrivare integra fino ai nostri giorni. Con la costruzione di Palazzo Turati nel 1880 si trovano i primi resti, ritrovamenti posteriori risalgono agli anni '20 del Novecento. Gli studi archeologici sono arrivati a supporre imponenti lavori per la costruzione, con materiali in legno, marmo bianco, ciottoli di fiume, mattoni cotti e pietre di diverso tipo. Nella particolarità di questa mostra gratuita, allestita presso la camera di commercio, si può cercare di rivivere l'antica città romana, grazie alla riproduzione dei rumori e degli odori che si potevano percepire a teatro.

Castello Cova, Milano



Castello Cova, angolo via Carducci - via San Vittore, Milano. In mezzo all'abbondanza di edifici neoclassici, liberty e barocchi, spicca questo palazzo neomedievale, tanto per lo stile quanto per l'imponenza. Il Castello Cova, detto anche palazzo Viviani Cova, prende il nome di "castello" grazie alla sua caratteristica struttura. Letteralmente a due passi dalla celebre basilica di Sant'Ambrogio, venne edificato tra il 1910 e il 1915, su progetto dell'architetto Adolfo Coppedè. Con un misto di mattoni in cotto e di pietra bianca il palazzo si eleva per cinque piani, il cui ultimo è decorato con merli guelfi, così come la torre; in tal abbondanza di dettagli si trova persino una loggia coperta angolare.

Cripta di San Giovanni in Conca, Milano





Milano, Cripta di San Giovanni in Conca, piazza Missori. In una delle più frequentate piazze milanesi si trovano quelle che possono apparire come niente più che delle anonime rovine riutilizzate come spartitraffico. I resti dell'abside della basilica di San Giovanni in Conca sono solo l'aspetto superficiale che introduce alla più interessante cripta sottostante. Le origini della struttura sono antichissime; la basilica paleocristiana di San Giovanni in Conca venne costruita nel IV secolo, sopra i resti di un tempio mitraico, il culto di Mitra veniva spesso praticato nelle grotte, scavando cripte di questo genere. Con la caduta dell'impero romano, sia il culto che l'edificio vennero assorbiti dalla nuova cultura cristiana, edificando una basilica. Federico Barbarossa nel 1162 distrusse la basilica, alla cui ricostruzione seguente si deve lo stile romanico ancora visibile. Dal Trecento l'edificio divenne cappella e mausoleo dei Visconti, le cui tracce si trovano ancora sugli antichi capitelli su cui appare il drago Tarantasio (sconfitto, secondo la leggenda, dal capostipite dei Visconti, da qui il celebre drago-biscione milanese, nonché poi ispiratore del cane a sei zampe dell'Eni). I Carmelitani nel XVI secolo fecero decorare la facciata con stile barocco. L'ingloriosa fine iniziò con gli Austriaci, che nel XVIII secolo sconsacrarono la chiesa, mentre i Francesi poi ne fecero un magazzino. I Valdesi acquistarono l'edificio e vi edificarono la propria chiesa a fine Ottocento, ma i successivi cambiamenti cittadini portarono all'abbattimento, seppur la facciata si sia salvata, portata via e riutilizzata come facciata della nuova chiesa valdese (in via Francesco Sforza). Un esempio più unico che raro grazie alla sua capacità di conciliare elementi di molteplici culture e fasi storiche; al suo interno un occhio attento può individuare anche i resti di affreschi che ritraggono mitra e alcune decorazioni che richiamano la simbologia templare.

Palazzo Litta, Milano





Palazzo Litta, XVII secolo, tra le più rilevanti architetture del barocco milanese, corso Magenta. Come un'infinità di altri edifici della città, andando oltre alla facciata esterna si può trovare una quantità impressionante di affascinanti cortili, scale ed interni. In particolare palazzo Litta, in origine palazzo Arese (dal committente Bartolomeo Arese) poi passato ai Litta, può essere apprezzato fin dall'esterno, per i dettagli tipicamente barocchi. Entrando si trovano ampi cortili del Seicento e del Settecento. Proseguendo si incontra uno scalone a dir poco fastoso, degno del palazzo di una delle più importanti casate milanesi, gli Arese, protagonisti della storia cittadina fin dai Visconti e dagli Sforza, a cui sono legati. Anche gli interni non sfigurano, mantenendosi perfettamente all'altezza dell'eccezionale ricchezza dell'intera struttura.

San Maurizio al Monastero Maggiore, Milano



Milano, Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, XVI secolo. Una delle tante meraviglie milanesi sconosciute ai più; lungo corso Magenta, una delle vie più rinomate e centrali, a fianco al museo archeologico. La facciata non è delle più suggestive e attraenti, ma l'interno è tutto da scoprire. La grande navata è divisa in due aule da una parete divisoria, che riempie immediatamente lo sguardo con i suoi vivaci affreschi. Sono proprio gli affreschi a caratterizzarla, riempiendo non solo le sei cappelle laterali e il resto della prima aula, l'"aula dei fedeli", ma anche l'intera "aula delle monache", celata dietro alla parete divisoria, a cui si può fortunatamente accedere, vedendo anche il grande organo. Gli affreschi, il cui autore principale è Bernardino Luini, seguito dai tre figli Aurelio, Giovan Pietro e Evangelista Luini, nonché da diversi altri artisti del periodo, hanno fatto sì che la chiesa venisse indicata anche come "Cappella Sistina di Milano". A disposizione dei visitatori grazie ai volontari del Touring Club Italiano.

Palazzo imperiale romano, Milano



Milano, resti del palazzo imperiale romano di Milano, fine III secolo, via Brisa. Fa parte di un circuito di resti archeologici importanti e poco valorizzati. In pieno centro, in una zona bella e molto frequentata, con scarse indicazioni nei dintorni, ma tanto basta a quei pochi che per caso o per volontà (spulciando con attenzione online ogni tanto si trovano dei suggerimenti su come raggiungere il posto) si imbattono in questa affascinante struttura. Certo nulla in confronto allo splendore di quando ospitava l'imperatore Massimiano, che fece costruire il palazzo, ma guardandola, con il pensiero ai 1700 anni trascorsi, si riesce ancora a percepire la magnificenza dell'Impero.