domenica 10 novembre 2013
Cinema Dumont, Milano
Ex cinema Dumont, Via Frisi, Milano. A due passi da Porta Venezia e Corso Buenos Aires, si trova questo ex cinema. Costruito a inizio Novecento, tra il 1908 e il 1910, è stato tra i primi edifici costruiti per essere un cinema. Lo stile liberty arricchisce i dettagli della facciata, mentre l'interno è ora utilizzato come sede della Biblioteca Venezia, la biblioteca di zona. Dal 1932 smise di essere un cinema e l'edificio venne riutilizzato prima come autosalone e poi come garage.
Nonostante il cinema avesse avuto inizialmente una buona fama, gli ultimi anni la videro sfumare, come testimoniato dal racconto su quest'ultimo periodo contenuto nel libro "I cinematografi di Milano", di Alberto Lorenzi, edito da Mursia nel 1970: "Al Dumont entravan giovinotti poverissimi, dal naturale, oltre a tutto, incredibilmente facinoroso, "lokk" veri e propri, dalle intenzioni prave: ciampicavano apposta all'entrata, facendo rimbombar tutta la sala, correvano sul pavimento di legno sollevando rumore di tuono, sbatacchioni di prima forza coi sedili ribaltabili, pronti all'entusiasmo più fragoroso durante certe disgraziatamente movimentate sequenze di film, e alla scena del bacio a fare salacissimi commenti, a sbeffeggiar gli amorosi con imitazioni di miagolii di gatti, con voci nasine. C'era da giurare che andassero al Dumont soltanto per il gusto di provocare un fracasso d'inferno, diavoli scatenati com'erano. Si avvertiva l'odore di zolfo dei loro fiammiferi di legno mentre accendevano sigarette popolari il cui fumo poi s'avvolgeva nel fascio di luce della macchina di proiezione, chè i "lokk", difatti, disubbidivano regolarmente all'ammonizione, illuminata in rosso nella penombra: "Vietato fumare", che si alternava al Dumont con quest'altra: "Vietato sputare".
Fra l'altro intendevan prima rifocillarsi, tenersi in forma con cibi nutrienti (ad esempio carrube): e vitamine.
Si recavano al cinema portando provviste: eran divoratori voraci di "straccadent", detti altrimenti "staccaganass" (dolci durissimi), avevan le tasche gonfie di arance. S'udiva a un tratto un gradevolissimo profumo d'arancia: subito dopo una buccia d'arancia vi arrivava in pieno viso, lanciata come distrattamente. Mentre si trovava posto procedendo a fatica tra una fila e l'altra di poltroncine, scricchiolavan sotto le scarpe gusci di noci e di caldarroste con un rumore di foglie secche su uno stretto sentieruolo di campagna.
Gli spettatori davanti raccoglievan accuratamente nelle palme della mano duri semi di carrube - o, nella stagione propizia, noccioli di ciliegie, - per poi lanciarli a grandine sulla nuca del pianista che stava eseguendo musiche romantiche come la "Serenata Toselli" o la "Prière d'une vierge".
Ad ogni rappresentazione un litigio era immancabile, una rissa con ben consenzienti vicini; scintillavan nella penombra sclerotiche d'occhiacci biechi, s'udivano assordanti parolacce e suon di man con elle, orrende voci perturbatrici si levavano a commento, lo spettacolo prendeva sempre spiacevoli pieghe, decisamente tendeva al rovinoso; interveniva la "maschera", scelta tra nerboruti tipi di ex boxeurs, ad afferrar, ricordando Maciste, per la collottola i litiganti, estrarli dalle dondolanti poltroncine e cacciarli fuori con maniere adeguate all'evento, e a quei ribaldi."
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